Tante volte mi chiedo. Ma cosa farei io senza di lei? Cosa farei senza la mia amica/nemica, la corsa.
Non so cosa farei, ormai da tre anni a questa parte è una parte integrante della mia vita. Da sempre lavoro in ospedale, ma da circa 4 mesi lavoro in un reparto diciamo di transizione, ogni giorno vedo persone star male e tante volte anche accompagnarle verso l’ultimo tassello della vita. La morte, in questo momento della mia vita, la corsa diventa la mia unica ancora di salvezza, ci sono giorni che finiscono di lavorare e vorrei tanto piangere. Sono stanca di vedere gente soffrire così tanto e lo trovo ingiusto. Ma fa parte del pacchetto è la vita.
Tantissime volte in questi tre anni la corsa è stata la mia ancora di salvezza. Per me lei è un’abbraccio. Un abbraccio materno dove coccolarmi.
Fu così anche a marzo 2018 la mia Roma/Ostia, una gara che non era in programma, non ci pensavo neanche. Il mio obbiettivo era fare la maratona di Roma, ad aprile. Avevo programmato tutto, ferie a Gennaio (era da luglio che non facevo ferie), dove avrei fatto il primo lungo di 32 km.. Mi ricordo ancora quella sera il 9 di Gennaio, (non vedevo l’ora di finire il turno, ero stanchissima e dal giorno dopo per tre settimane sarei stata in ferie). Si avvicina la mia caposala “Graziella mi dispiace devi saltare le ferie ci sono tre malattie e sei l’unica che può rientrare”. In quel momento, mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi, ero stanchissima, dovevo fare il lungo per la maratona… Mi è arrivato un attacco di panico, esperienza che non auguro a nessuno. Sono stata malissimo, finendo in pronto soccorso.
Per una settimana sono rimasta come in uno stato di shock, tante volte ho visto attacchi di panico da i miei pazienti, ma non avrei mai pensato di avere io una crisi così. Dopo una settimana con fatica ho ripreso a correre, ma le gambe erano come inchiodate. Ogni sera uscivo e dopo 2 km. Mi fermavo, camminavo e riprendeva a correre. Non ho mai mollato, ho continuato a uscire ogni sera, anche solo per pochi km. Io uscivo, non volevo accettare questa situazione. Inutile dire che oltre ad aver saltato le ferie saltò anche il mio lungo e la mia amata maratona di Roma (alla fine feci la maratona di Pisa a dicembre). La mia caposala nel mese di febbraio, mi disse che avrei potuto mettere le ferie a Marzo.
Qui mi venne la voglia in qualche modo di riscattarmi, avevo sentito parlare della Roma/Ostia. Non avevo la preparazione o meglio le mie gambe si inchiodavano dopo pochi km. Decisi di iscrivermi e di provare a farla.
Mi ricordo che sulla linea della partenza incontrai subito, Lucia e altre amiche.
Partiamo insieme, io mentalmente continuavo a ripetermi “devi arrivare a 5 km. Bevi e riparti” con tantissima fatica e fiatone arrivai a 5 km. Ripartii subito. Li ancora mentalmente continuavo a ripetermi che la prossima tappa erano i 10 km. Arrivata al ristoro dei 10 km inizia a piovere, ma è tutto così magico. Le persone lungo il percorso che ti fanno il tifo, riesco non so come ad arrivare al ristoro dei 15 km. Mi sentivo molto affaticata e stanca. Quando sono ripartita dal 15 km. sono scoppiata a piangere, perché proprio non c’è la facevo più in quel momento ho guardato il cielo (ho perso mio fratello quando aveva 38 anni di morte improvvisa). Ho implorato mio fratello di aiutarmi perché quella gara io volevo finirla, non so se crederci o no, che lui da lassù mi abbia ascoltato. Io penso di sì. Si avvicina un Runner con accento romano “occhioni e annamo che fra un po’ vedi il mare”.
Dopo la salita io il mare l’ho visto e ho pianto tanto ma di gioia, difficile dire cosa ho provato in quel momento, vedere il mare dopo quella salita è stata la mia ricompensa di quello che avevo passato nei mesi prima.
All’arrivo mio figlio e mio marito che mi aspettavano e gridavano il mio nome.
La mia Roma/Ostia.
Ancora una volta la corsa è stata la mia ancora di salvezza. Purtroppo il mio malessere (una volta rientrata a Milano ho fatto esami del sangue) era che avevo il ferro sotto i piedi e ancora sono qui a chiedermi come ho potuto correre con 8 di emoglobina, 21 km.
La corsa ♥️
Graziella Belcaro